venerdì 26 febbraio 2010

«La pianificazione urbana non può essere fatta barattando "creative" speculazioni edilizie»

Riportiamo la nota pubblicata su Facebook da Francesco Rossetti, architetto:

Il titolo di questa nota direbbe già tutto, ma voglio ampliare un po' il concetto. Durante queste ultime settimane è balzato agli occhi dell'opinione pubblica pratese il progetto di ampliamento del Centro di Scienze Naturali che dovrebbe essere realizzato da alcuni privati con lo scambio di capacità edificatoria su terreni di cui gli stessi privati sono proprietari. Un'operazione che consentirebbe di rendere edificabili terreni che attualmente hanno una destinazione urbanistica agricola e sui quali l'attuale piano regolatore non prevede nulla.

Tutta l'operazione viene propagandata come esempio di urbanistica perequativa e cioè dando per scontato che esista una normativa in vigore che definisca come utilizzare la disciplina della cd perequazione urbanistica. Dobbiamo però ricordare che la legge urbanistica regionale della Toscana (L.R. 1/05), che regola tutto il processo pianificatorio, urbanistico ed edilizio sul trerritorio regionale, in merito alla perequazione urbanistica all'art. 60 dice solamente 3 cose e cioè:

1. La perequazione urbanistica è finalizzata al perseguimento degli obiettivi individuati dagli strumenti della pianificazione territoriale ed alla equa distribuzione dei diritti edificatori per tutte le proprietà immobiliari ricomprese in ambiti oggetto di trasformazione urbanistica.

2. La distribuzione dei diritti edificatori è effettuata in base alle limitazioni all’edificabilità derivanti dagli strumenti della pianificazione territoriale e dagli atti di governo del territorio.

3. La distribuzione dei diritti edificatori di cui al comma 2 tiene conto anche delle condizioni fisiche del territorio nonché dei vincoli derivanti dalle leggi in vigore. E' del tutto evidente quindi che non c'è una normativa di riferimento in tema di perequazione, ma solo un indirizzo generale finalizzato comunque sempre a perseguire obbiettivi individuati dalla pianificazione territoriale, come infatti sancito nel comma 1.

A questo punto è legittimo chiedersi perchè si voglia far passare come perequativo un intervento di variante al piano strutturale che nessuno strumento pianificatorio territoriale aveva mai previsto. Mi chiedo quale città sarà quella dove l'interesse di pochi viene contrattato dagli amministratori in cambio di opere pubbliche non rientranti in un progetto complessivo coordinato e che si sviluppi sulla base di priorità.

Se davvero c'è bisogno di realizzare nuove abitazioni e di costruire nuovi quartieri e se si ritiene che il Piano regolatore vigente sia superato, allora si devono adottare nuovi strumenti di pianificazione. Approvando progetti del genere si rischia solamente di fare della pianificazione urbanistica carta straccia, consegnando il territorio urbano non ancora edificato ad una sorte sicura di cementificazione "creativa". A noi la scelta.

1 commento:

  1. Ah ecco, ora si comincia a ragionare. Finora ero stato abbastanza scettico su questa mobilitazione "no al cemento", non perché fossi favorevole al piano, ma perché non ci vedevo niente di concreto nell'opposizione, solo slogan generici. Divulgare fatti concreti invece delle solite chiacchere, credo sia il modo migliore per ottenere un risultato.

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